Il panorama delle startup guidate da donne sta vivendo una crescita significativa negli ultimi anni, evidenziando risultati sorprendenti. Tuttavia, rimane ancora evidente il divario di genere all’interno di questo settore in rapida evoluzione: secondo i dati riportati dal portale specializzato Venturebeat.com, in tutto il mondo sono solo il 15% le donne founder di startup innovative, con l’Europa, tra le aree geografiche, al penultimo posto della classifica. A capo di quest’ultima troviamo invece l’Oceania, che ha una startup su 5 a guida femminile (21,6%) e il Nord America (15,7%).

Da quanto rivelato dal Financial Times, sebbene la quota di startup al femminile negli USA risulti essere più importante rispetto ad altre nazioni, le startup guidate da donne hanno ricevuto solo l’1,9% dei finanziamenti (-0,5% rispetto al 2021), pari a circa 4,5 miliardi di dollari dei circa 238,3 miliardi di dollari di capitale di rischio stanziati dagli investitori nel mercato del venture capital.

Per quanto riguarda l’Italia invece, sulla base del V Rapporto nazionale sull’imprenditoria femminile realizzato da Unioncamere, le imprese guidate da donne sono il 22,2% e le startup innovative con una founder femminile sono poco più di una su 10. Questo settore trova il suo cuore pulsante in quattro regioni, che concentrano più del 50% del totale delle imprese guidate da donne di questa tipologia: Lombardia (470), Lazio (263), Campania (204), Emilia Romagna (143). Le imprese femminili sono inoltre più diffuse al Centro e nel Mezzogiorno, dove rappresentano oltre il 23% dell’imprenditoria totale, con punte del 27% nel Molise, del 26% in Basilicata, di oltre il 25% in Abruzzo e di più del 24% in Sicilia e in Umbria.

Riportando una crescita del 40% (+576) rispetto al biennio precedente, tra il 2022 e il primo semestre del 2023 le giovani realtà innovative costituite anche da donne sono state 2.000, attive principalmente in settori ad alto valore aggiunto come Intelligenza Artificiale, edutech, food-tech, turismo sostenibile e fintech, oltre a moda e design, salute e benessere, gaming e social innovation.

Eppure, l’imprenditoria femminile nel mondo start-up ha una marcia in più: secondo Uno studio realizzato da Boston Consulting Group, denota come le startup fondate o co-fondate da donne generino il doppio del ritorno sugli investimenti rispetto a quelle fondate solo da uomini. Numerose analisi globali evidenziano inoltre come le giovani realtà innovative “rosa” hanno maggiori probabilità di attrarre investimenti, oltre a una spiccata comprensione delle esigenze del mercato trasformate in opportunità di business. Nonostante tali dati, i principali ostacoli che frenano l’imprenditorialità femminile sono il persistere delle micro-discriminazioni di genere, la mancanza di formazione specifica per le donne, la scarsa propensione delle ragazze nello scegliere percorsi di laurea in materie STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), le difficoltà nel conciliare gli impegni familiari con le attività imprenditoriali.

Con l’obiettivo di ovviare queste problematiche che stanno negativamente impattando il potenziale di crescita di questo settore, molte istituzioni e aziende ogni anno indicono eventi ed emanano bandi di finanziamento volti a supportare e spingere giovani donne a rendere le proprie idee realtà. Tra queste iniziative, la più recente è “Women in Action”. Questo bando ha come finalità quella di accompagnare le neo-imprenditrici nella crescita sostenibile della loro impresa, aiutandole a perfezionare il business model e allenando le soft skills necessarie per poter emergere nell’arena competitiva delle grandi aziende, italiane e internazionali. Un’altro esempio, a livello internazionale, è il “Cartier Women Initiative” che dal 2007, tramite percorsi di mentoring, l’opportunità di partecipare a round di funding, occasioni di networking e media visibility, supporta tutte le iniziative al femminile, coronando la fine del percorso con un award.

Veronica Keenan